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#2. Perché poi c'è una ragione per tutto
19/03/2008
Questa è la seconda parte del discorso. Perché poi c'è una ragione per tutto.

Io non faccio la fotografa. Proprio non mi interessa come professione. Lavoro solo per progetti che mi piacciono o mi interessano o mi incuriosiscono e preferisco lavorare in libertà, ovvero, come dice Baddu: se chiamo te, chiamo il tuo modo di vedere le cose.

Ho una mia filosofia ma è lunga e la racconto un altra volta, però c'è.

Mi piace fotografare tuttavia, molto, e sono a contatto con un certo ambiente musicale. Quindi concerti ad esempio. E quasi sempre ho con me la macchina fotografica. Quindi fotografo.

Già che son lì faccio qualche scatto anche per chi sta suonando, ovvero un po' più formale e magari a fuoco. Perché spesso poi quando scendono dal palco me li chiedono: "hai fatto qualche foto? Ce le mandi?".

Poi ho questa scema visione di un mondo migliore che è possibile. Quindi mi comporto di conseguenza.

E allora mi dico: in fondo tu "usi" l'arte di un altro per produrre la tua (attribuisco un significato abbastanza ampio alla parola Arte da poterci entrare anch'io).

Cioè fotografo uno che sta producendo arte esibendosi su un palco e produco delle immagini che sono una forma d'arte. Senza di lui non le avrei prodotte.

Quindi cerco di creare equilibrio e dico: ti regalo la mia arte, se ti piace usala come ti pare, in cambio aiutami a produrne altra citando il mio nome.

Perché il nome? Si potrebbe argomentare, che ti frega? Tanto, come hai detto prima, la fotografia come professione non ti interessa.

Perché io ci credo che un mondo migliore è possibile ma nell'attesa di farlo diventare tale, far girare il proprio nome significa (pensa che cazzata) "avere" un nome e avere un nome significa (pensa l'assurdità) che sei bravo e se le persone "pensano" che sei bravo (haha) ti si aprono molte più porte. Va da se che avere un nome è meglio che non averlo.

Mi gira la testa.

Quindi se tu segnali il mio nome, da una parte attribuisci importanza al mio lavoro e dall'altra mi aiuti a produrne altro (per via delle porte che si aprono) e dato che le foto ti sono piaciute non dovrebbe esserci alcun problema a riguardo.

O no?

La cosa più allucinante è che non ci dovrebbe essere neanche bisogno di fare tutta questa riflessione.

Alla fine ti è stato offerto qualcosa che ha un valore (anche economico: si pagano i fotografi solitamente) in cambio di qualcos'altro (il benedetto nome) e questo qualcosa tu lo apprezzi abbastanza da utilizzarlo a destra e a manca ma non sei disponibile ne a sostenere la tua parte di baratto (segnalando l'autore) e nemmeno educatamente (equamente, moralmente, illuminantemente, rispettosamente) a ricambiare, sostenendo il lavoro di chi lo ha prodotto.

Cioè, per me queste cose van da se, non c'è bisogno di pensarci. E' come portare una bottiglia di vino quando sei invitato a cena o dire grazie all'autista dell'autobus che ti ha aspettato mentre correvi verso la fermata per farti salire prima di ripartire. (Son sempre meno questi autisti illuminati devo dire).

Io lo trovo incomprensibile e anche stupido, prima perché ho il diritto di agire legalmente per farti ritirare qualunque foto scattata da me che hai usato impropriamente e poi perché ti dai la zappa sui piedi in autonomia.

Non è che me la sto tirando eh? Sono obiettiva.
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